
Compagnia Angela Malfitano
La Regina degli Elfi
da un monologo di Elfriede Jelinek
di e con Angela Malfitano
Il personaggio che la Jelinek ritrae nella piéce è realmente esistito: Paula Wessely, attrice del Burgtheater di Vienna, famosa e apprezzata già prima e durante il Terzo Reich.
Allieva di Max Reinhardt, era divenuta una delle interpreti più popolari del teatro viennese, ma era giunta all'apice lavorando con il cinema nazista. Ciò le costerà dopo la guerra una temporanea interdizione. Tornerà poi a lavorare nei film in technicolor che riportano un'Austria felice e da idillio alpino. La Wessely muore nel 2000 a 93 anni.
Un'antica tradizione viennese prevede una cerimonia funebre d'onore per gli attori del Teatro Nazionale: i Burgschauspieler, le cui salme vengono portate in processione per tre giri intorno all'edificio. Qui la Jelinek immagina la scena.
Il lavoro nasce come omaggio al mio Maestro, Leo de Berardinis, per un evento a lui dedicato.
Cercavo uno spunto folgorante. L'omaggio per Leo doveva avere le caratteristiche della strada che lui mi ha sempre indicato. Alle prime righe della Jelinek, ho riconosciuto il momento magico. Prima di tutto la situazione: un attrice che parla al suo pubblico il giorno del suo funerale mentre è portata in una bara di legno. Non vuole morire e perdere il potere sui sentimenti di chi l'ha sempre amata.
Con una lingua sarcastica e allusiva la Jelinek porta alla percezione di doppi livelli di significato e di evocazione: il potere dell'attore sul palco che si intreccia e suo malgrado col potere nazista. Sollevarsi di polveri e di provocazioni, contrasti che detonano. Ironie, sarcasmo, panorami grotteschi. In "sospensione", dall'alto di una bara.
Angela Malfitano
Si è formata come attrice e autrice con Leo de Berardinis e ha lavorato tra gli altri con Claudio Morganti, Thierry Salmon, Marco Baliani, Andrea Adriatico, Dario Fo, Dominique Durvin, Alejandro Jodorowsky, Marco Sgrosso, Mimmo Sorrentino e la drammaturga Renata Molinari. Autrice e regista di propri spettacoli tra cui La morte della Pizia (Premio Biennale Giovani Artisti Europei), Lady e Macbeth, Né venerdì né sabato da Yourcenar, Quando Teresa si arrabbiò con Dio da Jodorowsky, Il sogno degli androidi da Dick.
Ha condotto laboratori presso il Dms dell'Università di Bologna, ha curato con il prof. Meldolesi i convegni su Leo de Berardinis e il libro successivo, è da 10 anni docente coordinatore del Corso Attori del Teatro Fraschini e dell'Università di Pavia. Attrice nelle ultime stagioni diretta da Andrea Adriatico ne Il ritorno al deserto e ne Le cognate; da Marco Sgrosso in Elektra e da Mimmo Sorrentino in Ti voglio bene più di Dio. Con Francesca Mazza ha messo in scena Due vecchiette vanno a Nord di Pierre Notte che è stato ripreso nella rassegna 'Il teatro di Pierre Notte' curata a Bologna e Provincia da Elena Di Gioia.
La Regina degli Elfi
da un monologo di Elfriede Jelinek
di e con Angela Malfitano
Il personaggio che la Jelinek ritrae nella piéce è realmente esistito: Paula Wessely, attrice del Burgtheater di Vienna, famosa e apprezzata già prima e durante il Terzo Reich.
Allieva di Max Reinhardt, era divenuta una delle interpreti più popolari del teatro viennese, ma era giunta all'apice lavorando con il cinema nazista. Ciò le costerà dopo la guerra una temporanea interdizione. Tornerà poi a lavorare nei film in technicolor che riportano un'Austria felice e da idillio alpino. La Wessely muore nel 2000 a 93 anni.
Un'antica tradizione viennese prevede una cerimonia funebre d'onore per gli attori del Teatro Nazionale: i Burgschauspieler, le cui salme vengono portate in processione per tre giri intorno all'edificio. Qui la Jelinek immagina la scena.
Il lavoro nasce come omaggio al mio Maestro, Leo de Berardinis, per un evento a lui dedicato.
Cercavo uno spunto folgorante. L'omaggio per Leo doveva avere le caratteristiche della strada che lui mi ha sempre indicato. Alle prime righe della Jelinek, ho riconosciuto il momento magico. Prima di tutto la situazione: un attrice che parla al suo pubblico il giorno del suo funerale mentre è portata in una bara di legno. Non vuole morire e perdere il potere sui sentimenti di chi l'ha sempre amata.
Con una lingua sarcastica e allusiva la Jelinek porta alla percezione di doppi livelli di significato e di evocazione: il potere dell'attore sul palco che si intreccia e suo malgrado col potere nazista. Sollevarsi di polveri e di provocazioni, contrasti che detonano. Ironie, sarcasmo, panorami grotteschi. In "sospensione", dall'alto di una bara.
Angela Malfitano
Si è formata come attrice e autrice con Leo de Berardinis e ha lavorato tra gli altri con Claudio Morganti, Thierry Salmon, Marco Baliani, Andrea Adriatico, Dario Fo, Dominique Durvin, Alejandro Jodorowsky, Marco Sgrosso, Mimmo Sorrentino e la drammaturga Renata Molinari. Autrice e regista di propri spettacoli tra cui La morte della Pizia (Premio Biennale Giovani Artisti Europei), Lady e Macbeth, Né venerdì né sabato da Yourcenar, Quando Teresa si arrabbiò con Dio da Jodorowsky, Il sogno degli androidi da Dick.
Ha condotto laboratori presso il Dms dell'Università di Bologna, ha curato con il prof. Meldolesi i convegni su Leo de Berardinis e il libro successivo, è da 10 anni docente coordinatore del Corso Attori del Teatro Fraschini e dell'Università di Pavia. Attrice nelle ultime stagioni diretta da Andrea Adriatico ne Il ritorno al deserto e ne Le cognate; da Marco Sgrosso in Elektra e da Mimmo Sorrentino in Ti voglio bene più di Dio. Con Francesca Mazza ha messo in scena Due vecchiette vanno a Nord di Pierre Notte che è stato ripreso nella rassegna 'Il teatro di Pierre Notte' curata a Bologna e Provincia da Elena Di Gioia.