perAspera festival di arti performative contemporanee
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macellerie Pasolini

Macellerie Pasolini è un progetto che prevede il coinvolgimento di artisti di ogni nazionalità,
disciplina e formazione, chiamati a collaborare intorno a temi della cultura contemporanea. Istituite tra Roma e Bologna nel 2009, Macellerie Pasolini creano, producono e sostengono opere interdisciplinari, dislocandosi nei luoghi di residenza artistica dei suoi componenti.
Tra i lavori Love Car (2010), Premio del Pubblico al Festival Spoleto Off, Parade – a tenderness act (2011), rappresentato in prima internazionale a Brighton (UK),La città della gioia (2014),finalista del Premio Nex(t)work e rappresentato in prima nazionale al Teatro Orologio (Roma) a maggio 2014, Parade sulla croce (2015), Match/Point (2016).

LOVE CAR

Regia e drammaturgia: Ennio Ruffolo
Drammaturgia sonora: Fabio Fiandrini
Con Cristina Matta e Romano Treré
e con la partecipazione di Nico Pelletti
Organizzazione e Comunicazione: Maria Donnoli, Alice Manzini
Consulenza tecnica: Vincenzo Scorza
Produzione: Nove Punti / Unità Centrale perAspera

Realizzato all’interno di un'auto attorno alla quale si dispongono gli spettatori, Love Car declina il viaggio di un’intera esistenza nell’attimo che precede il suo trapasso: evento che illumina e definisce il suo senso
profondo, portando in primo piano il problema etico e politico dell’eutanasia.
Il set della scena è l'abitacolo di una Multipla. L'unità dello spazio è data dall'interno dell'auto, da cui i protagonisti non escono mai. Un uomo e una donna nell'arco dei circa 40 minuti trascorrono un'esistenza
intera, quella della loro relazione. Una voce registrata porta fuori scena il messaggio dell'atrocità di una vita attaccata al respiratore, che non è vita. Altri suoni registrati, folgoranti citazioni di dialoghi film sono mandati in onda. La colonna sonora di Love Car non è solo uno sfondo, è semanticamente parte integrante dell'opera. L'uomo ha i capelli bianchi e il viso segnato, fortemente espressiva la spontaneità dei movimenti femminili, spigliati e timidi al tempo stesso. 
Non è solo un marchio la dicitura: Macellerie Pasolini, il rimando alla poetica dello scrittore è chiaro, fosse anche soltanto per questa scelta. Tutto potrebbe sembrare ridotto alla rappresentazione di un'intimità
coniugale in cui il pubblico è meramente voyeur, ma è proprio il  discorso del reality che qui è completamente rovesciato, perché l'empatia dello spettatore verso la situazione è corretta dalla pulizia dei gesti dei protagonisti, non affidati al caso nè improvvisati; al moltiplicarsi delle valenze simboliche degli oggetti presenti o dei movimenti degli attori (che si ripetono, a distanza, per due volte), che lo spettatore può impegnarsi, se lo desidera, a cercare, individuando diversi livelli di lettura dell'opera.
Sul canovaccio di una regia esatta, e a causa della presenza simbolica di pochi oggetti, un pettine, le chiavi dell'auto, un telone di plastica, nasce per il pubblico la condivisione della vita della coppia e la commozione si trasforma in riflessione.
L'assenza del sonoro nel dialogo fra i coniugi dà ai loro gesti una pienezza quasi perturbante.
Le tracce di una vita in cui sono presenti l'amore, la confidenza, il rischio, quindi, del dolore e della perdita: questi devono essere gli elementi fondamentali dell'idioma con cui si può affrontare anche la problematica della vita sospesa, della vita attaccata alle macchine; né le parole dei dogmatismi ideologici, né le fredde terminologie mediche possono sostituirsi al linguaggio vivente e articolato dei sentimenti.