
Lucia Amara / Cristina Rizzo
LOVEEEE / Una conferenza
+ alcuni esercizi
La grazia è legata intimamente al movimento. Essa si mostra e si eclissa in ordine contrario allo sforzo. Ogni economia non è aggraziata ma c'è un'economia della grazia. C'è nella grazia qualche prestigio che sempre ne cambia la qualità: un'ostentazione del potere. Ogni grazia del movimento impone ai nostri occhi un'estetica dell'insperato. La grazia è una categoria di confine, lontana dalla perfezione sicura e statica del bello. L'incontro paradossale di un risparmio, di un abbandono e di una rivelazione di potenza, secondo i principi di un'estetica della sovrabbondanza, del successo miracoloso, del rischio e dello slancio. Rarefazione del potere. Torsione. Generazione del possibile. La grazia è politica di dissimulazione. Indica una di sparizione dei sistemi.
LOVEEEE prosegue nel solco lasciato da tre atti performativi, chiamati JUNGLE IN, avvenuti tra il 2008 ed il 2009 che vedevano attive la coreografa Cristina Rizzo e la studiosa Lucia Amara. L'esperienza dal vivo si tracciava tutta nella frequentazione, condivisa con il pubblico, di un luogo ideale e protetto, dove si allenavano simultaneamente il movimento di un pensiero e la scrittura di un corpo. Un saldo esibito e volutamente fragile.
Punto di partenza per questa nuova occasione è il dispiegarsi di un discorso e di alcuni esercizi correlati attorno al tema della 'grazia' intesa come attitudine, come politica del corpo, come economia della bellezza in presa diretta con la realtà del mondo.
ESERCIZIO
Trovare un caso in cui, tra la dottrina della grazia e l'estetica del facile, appare un'assenza di coincidenza e conferire senso all'avvenimento.
ESTRATTO
Il cigno realizza e porta a compimento l'estetica del continuo nel suo rapporto con l'acqua da cui è circondato, attraverso il duplice ritmo dell'acqua che scorre attorno a lui e del suo scorrere nell'acqua, così come la rondine, portatrice di una grazia secolare, evoca «la vibrante e doppia immagine dell'istantaneo e della riduzione» nell'immediatezza del grido e nell'impalpabile inconsistenza del suo corpo. Infine, l'acqua trova nell'immagine della cascata il trionfo della sua grazia musicale: la continuità dello scorrere dell'acqua è infatti ritmata da alcuni istanti decisivi, come la ripresa della corrente dopo l'ostacolo, il punto di ritardo prima di esso, lo slancio fra due ostacoli o l'evento del salto che sembrano raffigurare metaforicamente il carattere discontinuo e discreto dei ritmi musicali.
DIALOGO
Agostino: Dunque, dato che 'sentire' è muovere il corpo contro il moto che in esso si è prodotto, non pensi che per questa ragione non si sente nulla quando si tagliano ossa, unghie o capelli, non perché queste cose non vivano completamente in noi - perché altrimenti non si conserverebbero, non si nutrirebbero, non crescerebbero o non mostrerebbero persino la loro forza nel riprodursi e rigenerarsi - , ma perché sono stimolate da un qualcosa di aereo, ossia da un elemento mobile, meno libero di quello che fa sì che un moto possa giungere dall'anima tanto veloce tanto quello che si produce quando si dice di provare una sensazione? Poiché si sa che tale vita si trova negli alberi e nelle altre piante, non si può assolutamente anteporre non solo alla nostra vita, che è superiore anche per la ragione, ma nemmeno a quella delle bestie. Una cosa infatti è non sentire nulla per mancanza totale di sensibilità, un'altra per salute totale del corpo. Nel primo caso mancano gli organi che reagiscono alle passioni del corpo, nel secondo mancano le stesse passioni.
Allievo: Approvo e sono d'accordo.
Lucia Amara
Ha studiato Lettere Antiche a Firenze e svolto un dottorato sulle glossolalie artaudiane al DAMS, in collaborazione con il Doctorat d'Histoire et Sémiologie du Texte et de l'Image di Paris VII, diretto da Julia Kristeva. Ha pubblicato uno studio dal titolo Carroll e Artaud. Thema con variazioni e curato la monografia La scena esausta (Ubulibri, 2008). Nel 2009 segue Cristina Rizzo nel progetto Dance n°3 affiancandola nell'annotazione di una partitura coreografica. Nel 2010 comincia una ricerca presso l'Ecole des Hautes Etudes e il College de France incentrata sugli archivi della parola e della voce. Collabora con il gruppo Kinkaleri nella scrittura per I AM THAT AM I e ha intrapreso un percorso sull'infanzia e la voce con Chiara Guidi. Collabora nell'elaborazione e nella scrittura di Overground del fotografo Luca Del Pia.
Cristina Rizzo
Danzatrice, performer, coreografa, basata a Firenze. Si forma a New York diplomandosi alla Martha Graham School of Contemporary Dance di New York e frequentandando gli studi di Merce Cunningham e Trisha Brown. Ha collaborato con diverse realtà artistiche tra cui il Teatro Valdoca, Aldes, Stoa/Claudia Castellucci, mk, Virgilio Sieni Danza, Santasangre. E' co-fondatrice della compagnia Kinkaleri con cui ha condiviso la creazione e programmazione di tutte le produzioni dal 1995 al 2007. Dal 2002 è parte attiva nel gruppo di ricerca Open con cui ha realizzato Waudeville per F.I.S.C.O.10. E' stata coreografa ospite del Balletto di Toscana Junior per il quale ha creato la Variazione N° e la Sagra della Primavera di Igor Strawinskyi. Dal 2008 intraprende un percorso autonomo di produzione e sperimentazione coreografica proseguendo le proprie ricerche corporali e realizzando il progetto Dance N°3 con transiti di scrittura corporea tra i coreografi Eszter Salamon, Michele Di Stefano e Matteo Levaggi, la performance itinerante AH ah, e i soli EX/porno e INVISIBLE PIECE.
LOVEEEE / Una conferenza
+ alcuni esercizi
La grazia è legata intimamente al movimento. Essa si mostra e si eclissa in ordine contrario allo sforzo. Ogni economia non è aggraziata ma c'è un'economia della grazia. C'è nella grazia qualche prestigio che sempre ne cambia la qualità: un'ostentazione del potere. Ogni grazia del movimento impone ai nostri occhi un'estetica dell'insperato. La grazia è una categoria di confine, lontana dalla perfezione sicura e statica del bello. L'incontro paradossale di un risparmio, di un abbandono e di una rivelazione di potenza, secondo i principi di un'estetica della sovrabbondanza, del successo miracoloso, del rischio e dello slancio. Rarefazione del potere. Torsione. Generazione del possibile. La grazia è politica di dissimulazione. Indica una di sparizione dei sistemi.
LOVEEEE prosegue nel solco lasciato da tre atti performativi, chiamati JUNGLE IN, avvenuti tra il 2008 ed il 2009 che vedevano attive la coreografa Cristina Rizzo e la studiosa Lucia Amara. L'esperienza dal vivo si tracciava tutta nella frequentazione, condivisa con il pubblico, di un luogo ideale e protetto, dove si allenavano simultaneamente il movimento di un pensiero e la scrittura di un corpo. Un saldo esibito e volutamente fragile.
Punto di partenza per questa nuova occasione è il dispiegarsi di un discorso e di alcuni esercizi correlati attorno al tema della 'grazia' intesa come attitudine, come politica del corpo, come economia della bellezza in presa diretta con la realtà del mondo.
ESERCIZIO
Trovare un caso in cui, tra la dottrina della grazia e l'estetica del facile, appare un'assenza di coincidenza e conferire senso all'avvenimento.
ESTRATTO
Il cigno realizza e porta a compimento l'estetica del continuo nel suo rapporto con l'acqua da cui è circondato, attraverso il duplice ritmo dell'acqua che scorre attorno a lui e del suo scorrere nell'acqua, così come la rondine, portatrice di una grazia secolare, evoca «la vibrante e doppia immagine dell'istantaneo e della riduzione» nell'immediatezza del grido e nell'impalpabile inconsistenza del suo corpo. Infine, l'acqua trova nell'immagine della cascata il trionfo della sua grazia musicale: la continuità dello scorrere dell'acqua è infatti ritmata da alcuni istanti decisivi, come la ripresa della corrente dopo l'ostacolo, il punto di ritardo prima di esso, lo slancio fra due ostacoli o l'evento del salto che sembrano raffigurare metaforicamente il carattere discontinuo e discreto dei ritmi musicali.
DIALOGO
Agostino: Dunque, dato che 'sentire' è muovere il corpo contro il moto che in esso si è prodotto, non pensi che per questa ragione non si sente nulla quando si tagliano ossa, unghie o capelli, non perché queste cose non vivano completamente in noi - perché altrimenti non si conserverebbero, non si nutrirebbero, non crescerebbero o non mostrerebbero persino la loro forza nel riprodursi e rigenerarsi - , ma perché sono stimolate da un qualcosa di aereo, ossia da un elemento mobile, meno libero di quello che fa sì che un moto possa giungere dall'anima tanto veloce tanto quello che si produce quando si dice di provare una sensazione? Poiché si sa che tale vita si trova negli alberi e nelle altre piante, non si può assolutamente anteporre non solo alla nostra vita, che è superiore anche per la ragione, ma nemmeno a quella delle bestie. Una cosa infatti è non sentire nulla per mancanza totale di sensibilità, un'altra per salute totale del corpo. Nel primo caso mancano gli organi che reagiscono alle passioni del corpo, nel secondo mancano le stesse passioni.
Allievo: Approvo e sono d'accordo.
Lucia Amara
Ha studiato Lettere Antiche a Firenze e svolto un dottorato sulle glossolalie artaudiane al DAMS, in collaborazione con il Doctorat d'Histoire et Sémiologie du Texte et de l'Image di Paris VII, diretto da Julia Kristeva. Ha pubblicato uno studio dal titolo Carroll e Artaud. Thema con variazioni e curato la monografia La scena esausta (Ubulibri, 2008). Nel 2009 segue Cristina Rizzo nel progetto Dance n°3 affiancandola nell'annotazione di una partitura coreografica. Nel 2010 comincia una ricerca presso l'Ecole des Hautes Etudes e il College de France incentrata sugli archivi della parola e della voce. Collabora con il gruppo Kinkaleri nella scrittura per I AM THAT AM I e ha intrapreso un percorso sull'infanzia e la voce con Chiara Guidi. Collabora nell'elaborazione e nella scrittura di Overground del fotografo Luca Del Pia.
Cristina Rizzo
Danzatrice, performer, coreografa, basata a Firenze. Si forma a New York diplomandosi alla Martha Graham School of Contemporary Dance di New York e frequentandando gli studi di Merce Cunningham e Trisha Brown. Ha collaborato con diverse realtà artistiche tra cui il Teatro Valdoca, Aldes, Stoa/Claudia Castellucci, mk, Virgilio Sieni Danza, Santasangre. E' co-fondatrice della compagnia Kinkaleri con cui ha condiviso la creazione e programmazione di tutte le produzioni dal 1995 al 2007. Dal 2002 è parte attiva nel gruppo di ricerca Open con cui ha realizzato Waudeville per F.I.S.C.O.10. E' stata coreografa ospite del Balletto di Toscana Junior per il quale ha creato la Variazione N° e la Sagra della Primavera di Igor Strawinskyi. Dal 2008 intraprende un percorso autonomo di produzione e sperimentazione coreografica proseguendo le proprie ricerche corporali e realizzando il progetto Dance N°3 con transiti di scrittura corporea tra i coreografi Eszter Salamon, Michele Di Stefano e Matteo Levaggi, la performance itinerante AH ah, e i soli EX/porno e INVISIBLE PIECE.