
Fabio Acca / Silvia Mei
In camera caritatis
un dispositivo di Fabio Acca e Silvia Mei
Una grata, un confessionale, un confessore, una confessione.
Si bussa tre volte per chiedere udienza. Lo spettatore può lasciare libero sfogo al suo flusso di coscienza critica, porre domande, confessare sconcerto, irritazione, soddisfazione. Una voce additerà il sentiero della ragione o della follia, rispondendo alle domande, ai dubbi, alle incertezze del pubblico. Oppure l'assoluzione potrà essere data anche per eccesso di competenza.
In camera caritatis dissacra il rito dell'incontro col critico - mediatore tra le due sfere dell'artista e del pubblico - in un momento di comprensione dei fatti della scena. I rapporti dello spettatore con la figura dell'addetto ai lavori si rinegoziano in uno scambio solitario e raccolto, uno a uno. Una relazione al limite del privato, dove l'asimmetria dei ruoli posta dal classico dispositivo confessionale può anche sorprendentemente invertirsi.
Fabio Acca
critico e studioso di arti performative, svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Musica e Spettacolo dell'Università di Bologna. Fa parte delle redazioni di "Culture Teatrali", "Prove di Drammaturgia" e "Art'O". I suoi contributi sono apparsi, tra gli altri, anche su "Lo Straniero", "Rolling Stone", "Hystrio", "Alias", "Artribune".
Silvia Mei
curatrice indipendente e critica affiancatrice. Svolge attività di ricerca presso l'Università di Pisa e collabora alle attività della Soffittà/Università di Bologna. Scrive per diverse testate specializzate, tra cui "Culture Teatrali", "Antropologia e Teatro", "Danza&Ricerca", "Rifrazioni", "Paneacqua".
In camera caritatis
un dispositivo di Fabio Acca e Silvia Mei
Una grata, un confessionale, un confessore, una confessione.
Si bussa tre volte per chiedere udienza. Lo spettatore può lasciare libero sfogo al suo flusso di coscienza critica, porre domande, confessare sconcerto, irritazione, soddisfazione. Una voce additerà il sentiero della ragione o della follia, rispondendo alle domande, ai dubbi, alle incertezze del pubblico. Oppure l'assoluzione potrà essere data anche per eccesso di competenza.
In camera caritatis dissacra il rito dell'incontro col critico - mediatore tra le due sfere dell'artista e del pubblico - in un momento di comprensione dei fatti della scena. I rapporti dello spettatore con la figura dell'addetto ai lavori si rinegoziano in uno scambio solitario e raccolto, uno a uno. Una relazione al limite del privato, dove l'asimmetria dei ruoli posta dal classico dispositivo confessionale può anche sorprendentemente invertirsi.
Fabio Acca
critico e studioso di arti performative, svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Musica e Spettacolo dell'Università di Bologna. Fa parte delle redazioni di "Culture Teatrali", "Prove di Drammaturgia" e "Art'O". I suoi contributi sono apparsi, tra gli altri, anche su "Lo Straniero", "Rolling Stone", "Hystrio", "Alias", "Artribune".
Silvia Mei
curatrice indipendente e critica affiancatrice. Svolge attività di ricerca presso l'Università di Pisa e collabora alle attività della Soffittà/Università di Bologna. Scrive per diverse testate specializzate, tra cui "Culture Teatrali", "Antropologia e Teatro", "Danza&Ricerca", "Rifrazioni", "Paneacqua".