
Sans papier
Workshop di sospensione critica
a cura di Silvia Mei
con Alice Keller, Francesca de Gobbi, Matteo Garattoni
La critica è davvero un momento di ricomposizione dei frammenti del discorso scenico? Possiamo trasformarla in un vero atto d'amore e di follia?
Si deve necessariamente scrivere la critica oppure può disperdersi nell'etere, consumarsi in una telefonata, disporsi su supporti deperibili, di fortuna per consegnarsi all'ignoto...o semplicemente sparire?
Se alla critica levassimo letteralmente tutto, anche la carta su cui scrivere. Se inventassimo dei supporti nuovi e proponessimo uno stato critico sospeso che ha perso di lucidità e ponderatezza comune.
Se il precipitato del lavoro di critica non fossero che le sue strutture mentali, dispositivi di visione di un informe scenico.
Se la critica diventasse informale, coabitazione di stati mentali e fisici, dove l'incompiuto e la lacuna diventassero di fatto dei diritti. Oltre la calligrafia, la composizione patinata, l'articolazione di senso in forma scritta.
Sans papier pretende di esercitare la funzione dell'ipotesi, nel concepimento della critica come istanza progettuale, perennemente e necessariamente negoziabile rispetto a ogni suo componente: l'artista, il lettore, la comunità, i supporti, il critico stesso (o chi per lui).
La critica si fa souvenir, manufatto, murale, objet trouvé che si mescola nell'arredo urbano, oppure diventa cartolina, biglietto da visita, citazione, barzelletta, caccia al tesoro.
Workshop di sospensione critica
a cura di Silvia Mei
con Alice Keller, Francesca de Gobbi, Matteo Garattoni
La critica è davvero un momento di ricomposizione dei frammenti del discorso scenico? Possiamo trasformarla in un vero atto d'amore e di follia?
Si deve necessariamente scrivere la critica oppure può disperdersi nell'etere, consumarsi in una telefonata, disporsi su supporti deperibili, di fortuna per consegnarsi all'ignoto...o semplicemente sparire?
Se alla critica levassimo letteralmente tutto, anche la carta su cui scrivere. Se inventassimo dei supporti nuovi e proponessimo uno stato critico sospeso che ha perso di lucidità e ponderatezza comune.
Se il precipitato del lavoro di critica non fossero che le sue strutture mentali, dispositivi di visione di un informe scenico.
Se la critica diventasse informale, coabitazione di stati mentali e fisici, dove l'incompiuto e la lacuna diventassero di fatto dei diritti. Oltre la calligrafia, la composizione patinata, l'articolazione di senso in forma scritta.
Sans papier pretende di esercitare la funzione dell'ipotesi, nel concepimento della critica come istanza progettuale, perennemente e necessariamente negoziabile rispetto a ogni suo componente: l'artista, il lettore, la comunità, i supporti, il critico stesso (o chi per lui).
La critica si fa souvenir, manufatto, murale, objet trouvé che si mescola nell'arredo urbano, oppure diventa cartolina, biglietto da visita, citazione, barzelletta, caccia al tesoro.