
Fabrizio Favale / Le Supplici
Fantasmata
Con Fabrizio Favale e la voce di Filippo Pagotto
Con il contributo di MIBAC e Regione Emilia-Romagna Ringraziamo Teatri di Vita Bologna, Cango Cantieri Goldonetta Firenze,Raum Bologna, Fienile Fluò Bologna, Spazio Danza Bologna per la gentile concessione di spazi e residenze artistiche. Alessandra Sini, Andrea Del Bianco e Alberto Trebbi per aver vegliato su questo lavoro.
In Fantasmata Fabrizio Favale percorre in maniera fulminea e pulviscolare i suoi 15 anni di ricerche nell'ambito della coreografia. Mediato dalla voce di Filippo Pagotto, su un palcoscenico scarno e con poche luci sparute, che rendono il buio appena meno buio, il danzatore agisce come se sgranasse un'akṣamālā, una collana di noci, e a ogni noce corrisponde un'intuizione, una domanda, un desiderio, un travestimento, una vampa, un ricordo, un fantasma, una danza, un'infanzia, un sentiero, un'arsura, un'assenza.
Anticipiamo qui una parte del testo:
[...] Ma noi vogliamo dimostrare che forse non è l'uomo ad essere l'oggetto prediletto della danza, ma qualcosa d'irraggiungibile, stellare.
[...] la danza somiglia sempre meno a noi e sempre più a un evocare che non ha oggetto. Un evocare un altrove che desideriamo ardentemente, ma che non sappiamo cos'è. De-siderio, è qualcosa che riguarda le stelle: la danza, dunque, è da sempre siderale.
Fantasmata
Con Fabrizio Favale e la voce di Filippo Pagotto
Con il contributo di MIBAC e Regione Emilia-Romagna Ringraziamo Teatri di Vita Bologna, Cango Cantieri Goldonetta Firenze,Raum Bologna, Fienile Fluò Bologna, Spazio Danza Bologna per la gentile concessione di spazi e residenze artistiche. Alessandra Sini, Andrea Del Bianco e Alberto Trebbi per aver vegliato su questo lavoro.
In Fantasmata Fabrizio Favale percorre in maniera fulminea e pulviscolare i suoi 15 anni di ricerche nell'ambito della coreografia. Mediato dalla voce di Filippo Pagotto, su un palcoscenico scarno e con poche luci sparute, che rendono il buio appena meno buio, il danzatore agisce come se sgranasse un'akṣamālā, una collana di noci, e a ogni noce corrisponde un'intuizione, una domanda, un desiderio, un travestimento, una vampa, un ricordo, un fantasma, una danza, un'infanzia, un sentiero, un'arsura, un'assenza.
Anticipiamo qui una parte del testo:
[...] Ma noi vogliamo dimostrare che forse non è l'uomo ad essere l'oggetto prediletto della danza, ma qualcosa d'irraggiungibile, stellare.
[...] la danza somiglia sempre meno a noi e sempre più a un evocare che non ha oggetto. Un evocare un altrove che desideriamo ardentemente, ma che non sappiamo cos'è. De-siderio, è qualcosa che riguarda le stelle: la danza, dunque, è da sempre siderale.