
Luca Trezza / Formiche di vetro teatro
wwww.testamento.eaccapo
Drammaturgia, regia e interpretazione a cura di Luca Trezza
Produzione Formiche di vetro teatro
Distribuzione a cura di Erre teatro Salerno
I classificato Festival della creatività – sezione Teatro - Roma Capitale 2013
Il progetto nasce come Testamento.
Un testamento per trapanarsi l'anima con suggestione ed ironia. Un mettere un punto. E ripartire. Morire e rinascere. In 60 minuti.
Il tutto con molta "emoticon". Un emoticon che ti "scassi la faccia" ed il resto che c'hai addosso. Un soliloquio-dialogante. A parlare? Le voci dell'infanzia. I mamma-papà. I ricordi e le sfumature che si trasformano, s'arravogliano, s'invadono.
Dialoghi da chat e lettura lirica. Per costruire la trama, l'intreccio. Il viaggio. La lingua è affettata, affogata, si apre, si chiude, si riassesta su se stessa. Una lingua spezzettata, con neologismi romano-napoletanosi e citazioni. La scena è vuota. Pochi elementi miseri: un leggio, una rosa, un bicchiere di latte, una webcam.
Un uomo ed un computer. Un uomo appeso su un filo di una connessione remota. Un uomo ha un appuntamento con una "X", un appuntamento da chat, sopra un ponte. Mentre attende, ecco l'infanzia: i mamma-papà, i nonsense, le canzoni, i gatti e le falene sui lampioni. Un delirare.
Come un urlo, una lamentazione.
Un "faccia libro" di questo tempo.
Luca Trezza
si diploma come attore nel 2006 presso l'Accademia nazionale d'arte drammatica Silvio d'Amico. Segue contestualmente laboratori di approfondimento con Emma Dante, Jurij Aischitz, Giancarlo Sepe, Danio Manfredini, Roberto Latini, Ilaria Drago, Luca Ronconi, Nikolaj Karpov ed altri. È diretto da Giancarlo Sepe in Napoletango, Shakespeare low e Favole di Oscar Wilde; da Piero Maccarinelli in Il romanzo di Ferrara e da Armando Pugliese in La cucina, di Harold Wesker. Lavora, tra gli altri, anche con Enrico Maria Lamanna e Massimiliano Farau.
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Drammaturgia, regia e interpretazione a cura di Luca Trezza
Produzione Formiche di vetro teatro
Distribuzione a cura di Erre teatro Salerno
I classificato Festival della creatività – sezione Teatro - Roma Capitale 2013
Il progetto nasce come Testamento.
Un testamento per trapanarsi l'anima con suggestione ed ironia. Un mettere un punto. E ripartire. Morire e rinascere. In 60 minuti.
Il tutto con molta "emoticon". Un emoticon che ti "scassi la faccia" ed il resto che c'hai addosso. Un soliloquio-dialogante. A parlare? Le voci dell'infanzia. I mamma-papà. I ricordi e le sfumature che si trasformano, s'arravogliano, s'invadono.
Dialoghi da chat e lettura lirica. Per costruire la trama, l'intreccio. Il viaggio. La lingua è affettata, affogata, si apre, si chiude, si riassesta su se stessa. Una lingua spezzettata, con neologismi romano-napoletanosi e citazioni. La scena è vuota. Pochi elementi miseri: un leggio, una rosa, un bicchiere di latte, una webcam.
Un uomo ed un computer. Un uomo appeso su un filo di una connessione remota. Un uomo ha un appuntamento con una "X", un appuntamento da chat, sopra un ponte. Mentre attende, ecco l'infanzia: i mamma-papà, i nonsense, le canzoni, i gatti e le falene sui lampioni. Un delirare.
Come un urlo, una lamentazione.
Un "faccia libro" di questo tempo.
Luca Trezza
si diploma come attore nel 2006 presso l'Accademia nazionale d'arte drammatica Silvio d'Amico. Segue contestualmente laboratori di approfondimento con Emma Dante, Jurij Aischitz, Giancarlo Sepe, Danio Manfredini, Roberto Latini, Ilaria Drago, Luca Ronconi, Nikolaj Karpov ed altri. È diretto da Giancarlo Sepe in Napoletango, Shakespeare low e Favole di Oscar Wilde; da Piero Maccarinelli in Il romanzo di Ferrara e da Armando Pugliese in La cucina, di Harold Wesker. Lavora, tra gli altri, anche con Enrico Maria Lamanna e Massimiliano Farau.